È bello qualche volta sedersi tra amici o familiari e raccontare storie di paura e di mistero, di quelle che vengono da molto lontano e non incutono per questo paura ma molta curiosità. La storia che vi stiamo per raccontare ha origine tra i monti dell’Himalaya ma purtroppo non ne siamo sicuri, infatti non è l’unica montagna tra Asia ed Europa ad avere ghiacciai e neve.
Di chi stiamo parlando?
La creatura leggendaria che incute terrore ma anche credenze popolari è il famosissimo Yeti, conosciuto come abominevole uomo delle nevi. La parola è di lingua nepalese, il nome esatto però sarebbe Metoh Kangmi, uomo orso delle nevi. Si parla anche di un significato più distaccato e legato ai confini, yeh-teh che significa “quella cosa là” o ancora uomo delle rocce. Abbiamo detto uomo orso, creatura, all’interno delle rocce ebbene è un essere animalesco che riesce a vivere nello stato più brado possibile nelle gelide montagne, freddo, neve e ghiaccio non lo fanno morire.
Che cosa succede se lo incontriamo?
Che cosa succede ad un uomo se incontra questa creatura, non sapendo che cosa sia non lo possiamo sapere con certezza e di sicuro le credenze non aiutano visto che è stato rappresentato anche con maschere che lo mostrano come essere feroce e poco incline alla vicinanza all’uomo. In realtà, esiste anche una versione più buffa, più buona perché per qualcuno è di pelo bianco e dal carattere timido ma anche socievole.
Potrebbe essere anche simpatico proprio come lo ha mostrato ad esempio la Pixar in Monster&Co oppure Betsoft in questo gioco molto simpatico (è una slot machine), il titolo è Yak, Yeti e Roll (guarda qui).
Perché viene chiamato abominevole?
Abominevole in italiano significa “meritevole di una infamante condanna sul piano morale” un avversione contro un qualcosa ritenuto detestabile. Quindi questo essere senza sapere chi è o cosa sia è ritenuto fuori dall’ordine morale, potrebbe essere una voce diffamante nel vero senso della parola e risultato di un’intolleranza del passato verso popoli troppo sconosciuti specie se abitavano ancora tra boschi e montagne con tradizioni di guerriglia.
La storia antropologica di Asia e America Latina sono ricche di queste storie, in più quando noi europei andavamo per motivi anche solo turistici o di scambi commerciale e culturali ci portavamo dietro le nostre convinzioni e in più l’aura di paesi colonizzatori. Se avete visto film come Kinkg Kong, Tarzan raccontano qualcosa di vero sulle tribù che si dipingevano e si mascheravano anche da animale per incutere terrore ai visitatori.
Chi lo scoprì veramente?
Degli europei o degli americani furono proprio esploratori e scalatori di montagna a riportare le prime testimonianze scritte dello Yeti, l’abominevole uomo delle nevi.
Non sappiamo se fosse veramente pericoloso, sono state rinvenute solo tracce e visioni in lontananza di esseri quasi umani o forse umani con molto pelo o coperti di pelliccia. Ecco i nomi e un testo molto interessante da leggere.
Come vi abbiamo detto non è solo l’Himalaya il posto dello Yeti, infatti nel 1407, il bavarese Johan Schiltberg descrisse delle creature umanoidi ricoperte completamente di peli tranne che sul volto e le mani. Zona di scoperta di queste creature o uomini sulla Catena degli Altai ai confini occidentali della Mongolia.
Lì si parla di Alma che significa uomo selvaggio. In questa zona non si parla di presenza di gorilla di montagna o di scimmie di grandi dimensioni come gli orango ma di orsi e in particolare una specie rara chiamata Saylyugem, da quelle scritture si hanno pochi dettagli tecnici.
Orso, gorilla o umani impelliciati?
Quattrocento anni dopo, in Nepal, R.R Hodgson riporta la scoperta di una creatura pelosa e senza coda (potrebbe benissimo essere un gorilla di montagna ma non ne abbiamo la certezza). Hodgson era un magistrato britannico ma la scoperta più importante poco lontano da lì, in Tibet la farà L.A Walled, nel 1889 troverà a più di cinquemila metri di quota le prime impronte dello Yeti. La lista di persone che riporteranno impronte, segni, scalpi di testa o coda, maschere disegnate dalle popolazioni locali saranno molte”.
Una testimonianza scritta
Abbiamo anche una descrizione possibile e storica di un fotografo greco. Il testo è conservato alla Royal Geographical Society di Londra.
“Era nettamente distinguibile in contrasto con il bianco della neve e per quanto potevo vedere, non portava abiti. Dopo circa un minuto si spostò finché divenne invisibile alla vista, sfortunatamente non ebbi il tempo di preparare l’obiettivo della macchina fotografica né di osservare l’oggetto tramite un binocolo. Durante la discesa, due ore dopo, proposi di ispezionare il punto in cui “l’uomo” o la “bestia” era stata osservata. Esaminai le impronte chiaramente visibili sulla superficie della neve. Le orme erano senza dubbio state lasciate da un bipede, la sequenza di impronte non avevano le caratteristiche di nessun quadrupede immaginabile. “